La Coltivazione

La Coltivazione

I terreni scelti per la semina dell’aglio in estate vengono lavorati con fresature che consentono allo stesso di essere “in tempera” per la concimazione che precede la semina.

Una volta concimato il terreno si procede con la “falsa semina”, cioè si passa nei campi con un attrezzo che, con l’azione di due rulli controrotanti, estirpa i piccoli germogli di erba appena formati, lasciandoli con le radici esposte e ritardando la crescita delle infestanti.

Tra ottobre e dicembre (ed in eri casi fino a febbraio), i bulbilli, selezionati dal raccolto precedente, vengono messi a dimora e coperti da un sottile strato di terra ad una profondità intorno ai 5 cm (nei nostri paesi si suol dire che “l’aglio deve sentire i rintocchi delle campane”). I bulbilli vengono postati a circa 10 cm uno dall’altro su file distanti circa da 15/20 cm a 40 cm, a seconda della modalità di impianto.

All’inizio dell’anno viene utilizzato il pirodiserbo per bruciare le prime infestanti che crescono assieme alle prime foglioline dell’aglio.

Quando le foglie raggiungono i 10cm di lunghezza si utilizza un’altro metodo di controllo delle erbacce, la sarchiatura (una volta manuale e molto onerosa termini di tempo), che oggi viene effettuata con una macchina che consente di lavorare su più file per volta.

Tra febbraio e maggio si procede con concimazioni fogliari, rigorosamente con prodotti biologici, e con l’irrorazione di prodotti rameici che consentono la difesa biologica contro i parassiti (essenzialmente spore fungine).

A giugno, nei terreni che si trovano intorno ai 500mt di altitudine, si comincia con la raccolta (i terreni più in alto hanno una maturazione più tardiva), le piante, rigorosamente lasciate intere (vedasi la descrizione della “resta”) vengono adagiate ai bordi dei campi dove vengono lasciate alcune ore per iniziare il processo di essiccazione delle tuniche esterne.

Successivamente le piante vengono portate in azienda dove vengono distese su pagliericci, questi consentono un buon ricambio di aria garantendo un ottimale asciugatura.

Le piante, a questo punto, vengono mondate degli strati più esterni, i quali, avendo ancora terra e sporco su di essi, tenderebbero a creare umidità (nemica acerrima dell’aglio).

Subito dopo si procede alla calibratura (le piante vengono divise in base al diametro delle teste).

Le teste più adatte alla semiautonome dell’anno successivo vengono messe da parte e le altre vengono nuovamente distese sui pagliericci per continuare il processo di asciugatura (che dura dai 20 ai 30 giorni).

Una volta pronte le piante vengono intrecciate formando le famose “reste”.

I terreni, una volta ultimata la raccolta vengono lasciati a riposo per un anno e poi vengono fatti due cicli di sovescio: uno trinciando il maggese in primavera e successivamente seminando una pianta da sovescio (generalmente senape o leguminose come il favino), che verrà trinciata appena usciranno i fiori, per contrastare le infestanti e per dare nutrimento al terreno.

L’anno successivo si ricomincia il ciclo…..

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